Ripristino “Edificio T” nell’ex distilleria

FèRiMa 
Riccardo Russo 
Michele Capiello 
Arch. Esther Tattoli 
Vitamaria Tragni

L’incubatore viene concepito come una struttura che possa vivere in tutto l’arco della giornata accogliendo diverse funzioni e diversi utenti. Per raggiungere questo obiettivo è necessario raggiungere una flessibilità degli spazi interni adeguata, ottenuta attraverso un sistema di pareti mobili, capaci di rispondere alle diverse esigenze del centro a secondo della domanda che perviene dal settore produttivo, sociale e culturale, e dal tempo.

Il progetto di riqualificazione dello spazio esterno nasce come  luogo della continuità, delle connessioni fra i vari edifici, del confronto fra le diverse funzioni, il luogo dove le attività artigianali incontrano la creatività, dove la formazione tecnica si misura con l’arte, in un nuovo concetto di “fabbrica, contest di creatività sostenibile”, simbolo della nuova cultura.

Tale sistema di relazioni si concretizza attraverso un gioco di assi e traguardi visivi, di  pavimentazioni e disegno del verde attrezzato, elementi che individuano gli accessi ai fabbricati, creano gerarchie nei percorsi, inducono alla sosta o al movimento, articolandosi anche in funzione dei tracciati viari strutturanti dell’intera area vincolata dell’ex distilleria.

Tutto il sistema, infatti, parte da un punto nodale, individuato dall’albero di rovere, elemento fortemente simbolico, legato all’iconografia del paesaggio murgiano, con i suoi boschi di roverelle, e allo stesso tempo strettamente evocativo della originaria funzione del fabbricato in oggetto e dell’intera area, in quanto rappresenta la materia prima per la realizzazione delle botti di conservazione dei distillati.  Il grande albero, diventa il punto di mira dell’asse viario proveniente da est, che raccorda lo spazio di progetto con tutto il sistema dell’intero complesso dell’ex distilleria, come definito nel piano di rigenerazione urbana. Allo stesso tempo, si pone come asse di rotazione intorno a cui sono organizzati i percorsi “interni” dell’alveo spaziale della piazza di progetto, definito dall’edificio oggetto dell’intervento ad ovest e dal fronte ritmico del “future center” restaurato sullo sfondo, e scandito dalla cadenza dei grandi pilastri del fabbricato aperto, che chiude la piazza ad est.

Esther Tattoli Architetto

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